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Le Apnee affettive nei bambini

DiRedazione

Ago 22, 2020

Questo problema, che in realtà non è nemmeno un problema, è tra quelli che più facilmente mandano nel panico mamme e papà: il bambino piange e dopo un po’ smette di respirare e in pochi secondi diventa cianotico. E’ il panico ma non dovete preoccuparvi per questo.

Cosa sono le Apnee affettive

Anche chiamate “Spasmi Affettivi”, in pratica si tratta di un laringospasmo, una contrazione della laringe, la struttura anatomica che ha la funzione di condurre l’aria ai bronchi e ai polmoni e viceversa.

Si verifica quando il bambino è in preda ad un pianto singhiozzante, generalmente per un capriccio, per cui trattiene il respiro fino a diventare cianotico. Vediamo, quindi, cosa accade e come comportarsi.

Non è una patologia

Come si è detto, quasi sempre l’apnea affettiva trae origine da un capriccio del bambino, è una modalità comportamentale e non una patologia. Al contrario di altri tipi di apnea che hanno una base patologica per cui occorre intervenire con una certa tempestività, nel caso che stiamo trattando non ci sono caratteri di urgenza.

L’apnea affettiva, quindi, è un normale comportamento del bambino che avviene solitamente fino ai tre anni di età. Innanzitutto va detto che in presenza di questo tipo di apnea è un errore cercare di placare il bambino assecondando il suo capriccio, presi dal panico ma si devono mettere in atto altri comportamenti.

I genitori devono essere consapevoli che questa è un’apnea volontaria seppure in una certa misura inconsapevole del bambino che non ha la razionalità per decidere di trattenere il respiro per indurre i genitori a concedere ciò che vuole.

Il comportamento migliore, quindi, consiste nel mantenere la calma e cercare di distrarre il bambino inducendo nello stesso tranquillità, calmandolo. Al contrario, sgridarlo o magari dargli una sculacciata, peggiora soltanto la sua crisi.

Cosa fare 

La prima cosa da fare è non lasciare da solo il bambino ma sorvegliarlo mentre si cerca di calmarlo: l’apnea affettiva nella stragrande maggioranza dei casi si risolve spontaneamente ma potrebbe, in pochi casi, portare ad una spirale, sfuggire di mano, in sostanza.

La carenza di ossigeno che si va a realizzare con questa crisi di pianto potrebbe arrivare a provocare dei problemi temporanei al cervello, causando una crisi convulsiva da ipossia che richiede, a quel punto, un intervento rapido dei soccorsi sanitari.

Prima di ricorrere a varie soluzioni, è bene interrogarsi sull’evento che ha scatenato la crisi di pianto e la conseguente apnea, quindi è importante riferirsi al contesto in cui ciò sta avvenendo.

Se il bambino non è più un neonato e resta senza fiato per alcuni secondi, un metodo semplice ed efficace consiste nel soffiargli leggermente sul viso e sugli occhi

Le apnee di questo genere si risolvono spontaneamente in alcuni secondi, dopo di che il bambino riprende la normale respirazione.

Gli spasmi affettivi 

Colpiscono il 5% dei bambini, indifferentemente maschi e femmine e l’età in cui si verifica con maggiore frequenza è tra i 6 mesi e i 18 mesi ma è frequente che si presentino anche ad età superiore, in genere fino ai 3 anni. Si suddividono in:

  • Spasmi Affettivi semplici che sono i più brevi e anche spesso senza conseguenze visibili sul volto
  • Spasmi Affettivi cianotici in cui il fiato viene trattenuto per un tempo sufficiente a far comparire una cianosi sul volto del bambino. Il bambino può anche perdere conoscenza per alcuni istanti ma se insorgono convulsioni occorre rivolgersi al Pronto Soccorso. In genere dopo queste crisi i bambini dormono anche un’ira e più
  • Gli Spasmi Affettivi pallidi si caratterizzano per un pianto debole durante l’apnea durante il quale il bambino diventa pallido e perde conoscenza per alcuni istanti.

Ribadiamo la necessità di sorvegliare il bambino senza farsi prendere dal panico e se si nota che oltre al pallore o alla cianosi sopravvengono convulsioni ricorrere alle cure d’urgenza.